La matematica non è un’opinione. E i serrani lo seppero per primi.


Partiamo con una domandina semplice semplice. Non vi preoccupate, non vi voglio interrogare sulle tabelline…
Vi dice niente il nome di Filippo Mariotti? Molto probabilmente no.
E no, non è il nipote di Gina, la parrucchiera…
Eppure immagino che il nome non vi sia del tutto nuovo, vero?

Filippo Mariotti fu un insigne protagonista della vita politica marchigiana nell’Italia post-unitaria, ma non solo. Patriota, letterato erudito e per molti versi illuminato, nacque ad Apiro nel 1833 in una casa colonica a Favète. Secondo di due figli di un Caffettiere – la sorella maggiore si chiamava Zenobia, giusto per restare in tema di nomi assurdi – si laureò in Giurisprudenza a Camerino e in Lettere presso il Collegio Romano, perfezionò i suoi studi a Firenze e coltivò da autodidatta la passione per i classici greci e latini. Distintosi tra le file del patriottismo liberale come seguace di Cavour, divenne segretario del governo provvisorio di Camerino nel 1860. Dal 1867 al 1892 fu deputato eletto tra le fila della Destra nei collegi di Camerino, Fabriano e Ancona e infine senatore fino al 1911, anno della sua morte.

FilippoMariotti

Filippo Mariotti in un’incisione tratta da un rivista del 1887.

Parlamentare tra i più assidui in aula e amico di Quintino Sella, si interessò soprattutto di questioni scolastiche, ferroviarie e della tutela del patrimonio artistico e antiquario, con un’attenzione particolare per le biblioteche (in primis quelle delle due Camere, «bramoso che queste non paressero istituzioni destinate a far incetta di libri sottratti all’uso, ma piuttosto fonte, indizio, ausilio continuo della cultura nazionale», come ebbe a pronunciare il senatore Tommasini in uno dei numerosi interventi di commemorazione che il giorno successivo alla notizia del decesso si registrarono in Senato).
Fu il primo Presidente della Deputazione marchigiana di storia patria (per la cui istituzione si battè molto), tra i primi soci dell’Accademia dei Lincei, sottosegretario alla Pubblica Istruzione e consigliere di stato. Tradusse le Orazioni di Demostene e scrisse, tra le altre cose, un saggio sulla politica di Cavour e Bismarck. Fu uomo curioso di indubbio e non comune intelletto; prova ne sia un particolarissimo studio che effettuò sulla Commedia dantesca nel volume da lui scritto e intitolato “Dante e la statistica delle lingue”, col quale dimostrò che il poeta fiorentino aveva realizzato il suo capolavoro con sole 5.860 parole, fornendo un preciso elenco delle sequenze di determinati termini nelle tre cantiche.
Appassionato del Leopardi, si interessò e ottenne dal parlamento il titolo di “monumento nazionale” per la tomba del poeta recanatese, fino a quel momento lasciata in stato di completo abbandono a Fuorigrotta, Napoli. Fu solo grazie a lui (e con l’appoggio di Giosuè Carducci) che si riuscì a evitare la dispersione e l’oblio dei manoscritti del Poeta dell’Infinito, passati poi alla storia (e tra le pagine di tutti i libri di scuola italiani) con il nome di Zibaldone (oggi quegli scartafacci si possono visitare a Napoli, ma alcune di quelle preziose carte autografe si trovano anche nel Palazzo dei Governatori a Visso).
Mise inoltre a disposizione le proprie finanze per la costruzione della strada, oggi provinciale e a lui dedicata, che congiunse il paese natale con la sottostante linea ferroviaria.

Insomma, era un tipo tosto. Ma vi starete chiedendo …e quindi?! e soprattutto e cosa c’entra con la matematica e i serrani!? Abbiate un po’ di pazienza e svelerò l’arcano.

Prendete, se siete tra quei fortunati che ne possiedono una copia, le Memorie Storiche di Serrasanquirico scritte dal nostro Domenico Gaspari e pubblicate nel 1883. Aprite le primissime pagine. Vedrete che il libro è dedicato «al Commendatore Filippo Mariotti, Deputato al Parlamento».

DEDICA

La dedica di Domenico Gaspari a Filippo Mariotti.

Va bene, abbiamo capito il nesso tra Mariotti e Serra – risponderete impazienti – ma continua a sfuggirci quello con la matematica…
Ok, ora però basta interrompermi, ci sto arrivando!

Qui il Gaspari, rivolgendosi direttamente al Mariotti, spiega che tutte le memorie storiche, da quelle del piccolo paesello a quelle della grande città, dovrebbero essere adeguatamente ricordate perché patrimonio dell’onore nazionale. E, come scrive lo stesso Gaspari, «Guidato da siffatto intendimento, e spronato dagli incoraggiamenti di parecchi amici, e specialmente della Signoria Vostra Onorevole, divisai dare alle stampe questa raccolta di memorie, che Ella manifestò aver carissima. Ecco dunque il libro, che viene in luce a beneficio dell’Asilo Infantile locale, che Signoria Vostra onorevole mi confortò e aiutò ad istituire in questa terra».

La tentazione di pensare che quello dello studioso serrano fu solo un gesto di captatio benevolentiae verso il potente politico locale di turno è forte, ma rischieremmo di sbagliare strada. Perché, come avete letto nelle note biografiche in apertura, Mariotti era genuinamente interessato alla riscoperta e alla valorizzazione della storia locale, nonché alle tematiche dell’istruzione (e da lì il suo interessamento per l’Asilo del Convento del Buon Gesù, di cui abbiamo parlato già un paio di articoli fa). Ma non c’era solo quello.

Lo stesso Gaspari, nella Conclusione delle sue Memorie, scrive «L’onorevole Mariotti è molto amato nella Marca in generale, e segnatamente alla Serra, vicina ad Apiro sua terra natale, così per le elette sue qualità personali, come pe’ numerosi beneficii conseguiti mercè la sua opera e consiglio».
Ed effettivamente il Gaspari non mentiva.
Nella corrispondenza presente nell’Archivio Comunale relativa agli anni 1878 e 1879, capita difatti sovente di imbattersi in accorate lettere scritte proprio dalla Giunta Municipale di Serra San Quirico e dirette al Deputato Mariotti, il più delle volte per chiedere la sua intercessione in affari riguardanti le Strade Ferrate Romane (come per la richiesta di una fermata intermedia a Serra sul percorso di un treno diretto Jesi-Fabriano o nel caso di un’autorizzazione al trasporto di 50 kg di pesce fresco provenienti dalla stazione di Chiaravalle, che fino a quel momento giungevano con un treno che fermava a Serra alle 10, creando così disagio alle famiglie che non riuscivano ad averlo per tempo). E il Mariotti non negò mai il suo interessamento, sebbene spesso l’esito delle richieste dei serrani non fu poi favorevole a causa dell’inflessibile Direzione Generale di Firenze.

Ferrovie

L’interessamento di Mariotti per soddisfare il desiderio dei serrani
di poter avere biglietti di andata e ritorno per Fabriano e Jesi…

Forse anche per questo, il 27 ottobre 1879, i notabili serrani offrirono un banchetto al Mariotti, allora deputato per il Collegio di Fabriano. Mariotti venne qui a Serra San Quirico e in suo onore furon pronunziati brindisi (quello del poeta Giorgio Giorgetti venne addirittura dato alle stampe, come si era soliti fare in quelle occasioni) e discorsi celebrativi e patriottici da parte del Sindaco, il cavaliere Pietro Trionfetti, e del deputato provinciale, il cavaliere Giuseppe Marcellini. Lo stesso onorevole pronunciò a sua volta un discorso (ripreso poi sui giornali dell’epoca) avente come oggetto la sua condotta in Parlamento e i suoi intendimenti. «Questo discorso fu sì notevole per dottrina, acume, saviezza e amore patrio, che l’onorevole Bernardino Grimaldi, lo disse bellissimo», annotò lo stesso Gaspari.

E fu proprio in quell’occasione che venne pronunciata per la prima volta la famosa frase “l’aritmetica non è un’opinione” (poi, col passare degli anni, l’aritmetica diventò matematica).

Quando il Grimaldi, ministro delle Finanze nel primo Governo Crispi, fu costretto a dimettersi perché in difficoltà sulla questione della tanto odiata tassa sul Macinato (che la Sinistra voleva sì abolire, ma senza però essere in grado di individuare con quali altri introiti avrebbe poi rimpiazzato le minori entrate nelle casse dello Stato…insomma, niente di nuovo sotto il sole…), si ricordò di quella frase ad effetto pronunciata a Serra San Quirico da Filippo Mariotti e volle riciclarla. Ed ebbe un successo clamoroso e assolutamente inaspettato.

Giuseppe Fumagalli, nello scrivere negli anni 20 del ‘900 l’ennesima riedizione del suo fortunato libro “Chi l’ha detto” (pubblicato da Hoepli per la prima volta nel 1863 e ancora oggi disponibile nelle librerie), aggiunse, nella già amplissima collezione di citazioni ordinate e annotate, l’espressione “L’aritmetica non è un’opinione”, raccontandone genesi e paternità con queste parole: «Questa fortunata frase è comunemente attribuita al defunto deputato di Catanzaro Bernardino Grimaldi. Questi, costretto a lasciare il portafoglio delle Finanze dopo la crisi ministeriale del 1889 (…), prendendo la parola dal suo scanno di deputato per un fatto personale sollevato da un’interrogazione intorno alle cause delle crisi, faceva due dichiarazioni. “La prima è che, ministro o deputato, ritengo che la mia responsabilità resta sempre integra innanzi alla Camera e al Paese… La seconda dichiarazione che tengo a fare è questa, che per me tutte le opinioni sono rispettabili ma, ministro o deputato, ritengo che l’aritmetica non sia un’opinione. Il resto alla futura discussione, che attendo impavido e tranquillo». Ma se il Grimaldi ebbe la fortuna di dare vita durevole alla frase, il primo autore ne fu il senatore Filippo Mariotti, che la disse efficacemente in un discorso fatto a Serrasanquirico quando egli era deputato pel collegio di Fabriano e poi ebbe a suggerirla al Grimaldi che, lui presente, si consigliava con Quintino Sella sulla difesa che voleva fare alla Camera. Così cortesemente mi assicurava lo stesso senatore (morto nel 1911) ed è anche stampato da Domenico Gaspari nelle Memorie storiche di Serrasanquirico».

Ecco, per chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui in questa storia, vi annuncio che sono giunto alla fine.
Non so che ve ne pare, ma il fatto che un’espressione così celebre (che tutti noi chissà quante volte avremo pronunciato nella nostra vita) sia stata concepita da un illustre marchigiano e addirittura proprio qui, nella Piazza della nostra Serra San Quirico, mi rende in un certo senso orgoglioso.

Da domani, se vi accorgete che ripeto continuamente che la matematica non è un’opinione, non prendetemi per scemo e ricordatevi del grande Filippo Mariotti. E, magari, quando la sentirete pronunciare nei discorsi dei vostri amici o conoscenti, raccontategli questa storia e sentitevi anche voi un po’ orgogliosi di essere serrani. Sarà pure una piccola consolazione, ma questa è solo un’opinione (che, ovviamente, con la matematica non c’entra nulla, come Mariotti insegnò per primo proprio a noi serrani).

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9 risposte a La matematica non è un’opinione. E i serrani lo seppero per primi.

  1. luciano ha detto:

    Roberto, continuo a scoprire aneddoti che in 35 non ho mai conosciuto, anche per mia colpa.
    Grazie a te riscopro l’amore per Serra che non mi ha mai lasciato.
    Continua Roberto xchè, come dissero già alcuni discepoli, ci arde il cuore leggendole.
    Grazie.

    • robertonegro ha detto:

      Mio caro Luciano, di quest’ultimo pezzo vado particolarmente fiero!
      Del resto, a quanto mi consta, l’episodio lo conoscevano in pochi qui a Serra e, di sicuro, ancora meno, sentendo questa espressione, ne raccontavano orgogliosi la genesi. Come scrivo nelle conclusioni, fa un certo effetto pensare che un modo di dire così diffuso e popolare abbia trovato origine proprio sotto le pendici del Monte Murano. Indubbiamente questo paese è una miniera inesauribile di perle (per chi ha voglia e sa come cercarle…).

  2. simona ha detto:

    E accidenti, Roberto! ma io dico: certo che avevo letto la prefazione al libro del Gasperi e logicamente anche chi l’ha scritta….ma qui è finita la mia botta di cultura (letto=scordato). Ciò che ti differenzia da serrani doc e di adozione- come noi – è proprio questo: prendere pezzi di storia in giro, metterli insieme e sommarli, come in matematica….mmmmmm…… solo tu puoi e riesci a farlo!
    grazie grazie!

    • robertonegro ha detto:

      Prendere pezzi qua e là e costruirci sopra una storia, qualcosa da raccontare agli amici durante una cena… è l’unico modo per ricordare (e far ricordare) qualcosa che, ai più, risulterebbe altrimenti di una noia mortale… 😉

  3. manlio ha detto:

    Filippo Mariotti fu il primo presidente della Deputazione di storia patria per le Marche e quindi ho girato l’articolo di Roberto all’attuale presidente della Deputazione Prof. Gilberto Piccinini storico ed appassionato del Poeta G. G. Belli (autore della introduzione del libro “In viaggio nelle Marche con G. G. Belli”. Se invitato lo potremmo avere nella nostra serata in piazza alla fine di agosto, per parlarci da storico dei personaggi illustri del tempo … compreso il Filippo Mariotti.

    • robertonegro ha detto:

      Grande Manlio! Tra l’altro, imbattendomi nel mestiere del padre di Mariotti, che faceva il “caffettiere” (ai tempi in cui il caffè sbarcava per la prima volta nei locali pubblici italiani come bevanda mondana), ho pensato a te e quindi (il “quindi” è oramai fisiologico) al nostro Belli e al suo “ER CAFFETTIERE FISOLOFO” (dove “vaghi” sta per “chicchi”)…
      L’ommini de sto monno so l’istesso
      che vaghi de caffè ner macinino
      c’uno prima, uno dopo, un antro appresso
      tutti quanti però vanno a un destino.
      Spesso mutano sito e caccia spesso
      er vago grosso er vago piccinino
      e s’incarzeno tutti in su l’ingresso
      der ferro che li sfragne in porverino
      E l’ommini accusì vivono ar monno
      misticati pe’ mano de la sorte
      che se li gira tutti in tonno in tonno
      E movennose ognuno o piano o forte
      senza capillo mai caleno a fonno
      pe’ cascà nella gola de la morte.

      A proposito, l’altro giorno ho comprato l’edizione del 1972 de “La cucina di G. Gioachino Belli”, scritta da Metz con le illustrazioni di Attalo. Immagino tu la conosca a menadito…

  4. Caterina.dalla.costa@gmail.com ha detto:

    Una bella poesia dialettale,direi molto visiva….infatti sembra di vedere quei vaghi di caffè che uno dietro l’altro finiscono nel giro dell’ingranaggio che li ridurrà in polvere. Anche l’accostamento con l’uomo che volente o nolente finirà in……polvere.

  5. Paolo Rizzini ha detto:

    ma l’avrà rubata ad Archimede… 😛

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